2009 Anno dell'Astronomia!
 

Qualche riflessione

Tutte le principali riviste di astronomia, italiane e straniere, mettono in risalto il 2009 come l’anno dell’astronomia. Infatti, come stabilito dall’IAU (International Astronomical Union) quest’anno ricorre il 400° anniversario da che Galileo rivolse il suo cannocchiale verso il cielo, dando così inizio all’astronomia moderna. Personalmente non nutro alcuna obbiezione nel ricordare questo prodigioso evento, che tanto ha influito sulla nostra immagine del cosmo e di noi stessi. La mia domanda si focalizza su aspetti che, potremmo definire di contorno; il progresso tecnologico e il diffondersi di una sana curiosità scientifica. Basta vedere lo splendido film “2001 Odissea nello spazio” quell’autentico capolavoro cinematografico di Stanley Kubrick che, ispiratosi al romanzo di Arthur Charles Clarke, trasmette la fiducia nella scienza, oltre che nella tecnologia tipica di quegli anni. Ecco come ci si immaginava il futuro negli anni ’60, di quello che oramai possiamo definire il secolo scorso; un’epoca luminosa, abitata da uomini “illuminati” da un poderoso progresso scientifico, i quali, barcamenandosi tra scienza e tecnologia, si ritrovavano a essere all’altezza di una coscienza cosmica. Indimenticabili, a chiunque abbia visto questo film, le scene del ritrovamento del monolito sul suolo lunare, lo stesso che ammutolì un gruppo di ominidi migliaia di anni prima, ma anche la poetica serenità dell’astronave Discovery, con tanto di equipaggio ibernato, governata dal supercomputer HAL 9000, che solca gli immensi spazi vuoti e silenziosi che ci separano dal gigante gassoso del sistema solare: l’immenso Giove. Questa fiducia in una tecnologia piuttosto sofisticata, utilizzata da esseri umani in preda alla voglia di conoscere ed esplorare mondi nuovi…

Non posso fare a meno di chiedermi; cosa siamo diventati, noi degli anni 2000? Siamo lontani anni luce dal positivismo emanato da questo film, che ci vede piuttosto passivi di fronte a tutta la nostra tecnologia, la quale in realtà non ha fatto altro che incasellarci in uno stile di vita chiuso e stantio ma, soprattutto, la nostra società manca di una sana curiosità verso la natura che ci circonda, come se sapessimo tutto quello che c’è da sapere; altro che navi spaziali verso Giove!

Ed è proprio nell’anno dedicato alla scienza del cielo, che dovremmo porci questo genere di domande, del perché e come siamo giunti sin qui, racchiusi sotto una cappa luminosa e inquinata, che vanifica la moderna strumentazione astronomica e costringe la stragrande maggioranza di noi a scappare dalle proprie abitazioni, solo per poter contemplare quella magnifica fascia lattiginosa della Via Lattea, un tempo alla portata di tutti ma oggi riservata soltanto a chi vive ben al di fuori dei centri urbani, o a quei pochi - coraggiosi - amanti del cielo, disposti a trascorrere alcune ore al gelo della notte! Infatti, non abbiamo più a disposizione, in tutto il territorio italiano, una sito di osservazione "vero", non inquinato dalle luci artificiali, degno di essere classificato come un cielo realmente nero. Qualche tempo fa, recandomi con un amico in montagna per osservazioni, si discuteva dei cieli del medio oriente (dove lui è nato); mi raccontava che, dalle sue parti il cielo è così pieno di stelle che, praticamente non esiste un angolino che non sia colmo di miriadi di astri scintillanti; “anche durante una nottata di Luna Piena, il cielo era ricolmo di stelline finissime” raccontava!

A quattrocento anni dall’invenzione del telescopio, siamo arrivati al punto di aver cancellato il cielo stellato! Pensiamo a come reagirebbe Galileo, se potesse vedere tutto questo? Si tratta di un puro controsenso: in un’epoca di telescopi Hi-Tech, con CCD retro illuminati, dall’apertura e configurazione ottica più disparata, non abbiamo la possibilità di impiegarli appieno. Nello scorso mese di settembre 2008, ho tenuto una conferenza a Caprauna, dove ho potuto incontrare diversi amici; in particolare due tra i più, conosciuti e apprezzati astrofotografi italiani, i quali lamentavano - sgomenti - un degrado così esasperato della qualità del cielo, tale da far venire voglia di abbandonare la propria strumentazione! È questo ciò che vogliamo diventare, uno sparuto gruppo di “sognatori” che sparlano di una purezza ormai andata, divoratori di immagini elettroniche, ottenute tramite costosissimi strumenti dislocati nello spazio, contemplatori di un’immagine che diviene via via più sciatta e sbiadita nel tempo… questo vogliamo?!

Non essendo lo scopo di questa mia riflessione certamente nichilista e, nonostante il tono non roseo trasmesso fin qui, mi piace continuare a pensare che, dopotutto riusciremo a uscire da questa era volgarizzata e istupidita da insensatezze di massa, promulgate da certi programmi televisivi e/o mode atte a magnificare l'aria fritta. La storia ci insegna che ha senso parlare di “rinascita” solo dopo un adeguato oscurantismo e, se quello che vedo intorno a noi non m’inganna, a questo punto non posso far altro che pensare che, più buio della mezzanotte non potrà avere più seguito.

In quest’angolino di riflessioni, a carattere astronomico e non, ci siamo riservati il lusso di parlare dei temi più svariati, centrati sulle varie delizie, ma anche difficoltà, incontrate nello svolgimento di questa nostra bella passione. Date le recenti grandi nevicate dei giorni scorsi, almeno su Piemonte e Lombardia, chi si occupa di “cose celesti” si è ritrovato come intrappolato nelle proprie città, non potendo certamente andare a caccia di stelle sotto un limpido e cristallino cielo d’alta montagna. Chi scrive, si è ritrovato a “osservare” sotto un cielo a dir poco impossibile di pianura, reso lattescente sia da numerose velature, sia dal riflesso delle luci cittadine causato dall’ingente coltre nevosa, presente nelle nostre strade e “fossilizzata” da temperature abbondantemente sotto lo zero. Oppure stando all’oculare del fidato Orion da 254 mm, mi chiedevo tra me e me, perché mi ostinavo a stare al freddo, per intravedere "solo" alcune deboli stelline, immerse in un cielo lattescente. Eppure, proprio l’altra sera, io e Spanu, cercando di approfittare (in realtà si tratta di puro accanimento terapeutico!) di una parvenza d’apertura, abbiamo caricato l’auto con il binocolo 25X150, ma ci siamo dovuti arrendere all’evidenza di un cielo pesantemente velato, che ci ha costretto a fare ritorno a casa prima di raggiungere la tanto agognata meta. Qual è il motivo di tutto questo, se non la passione per la scienza del cielo, lo stesso motore che ha guidato Galileo, ma anche Herschel e i più grandi, all’esplorazione dell'immensità?

Se vogliamo festeggiare degnamente quest’anno, dedicato all’astronomia, dovremmo impegnarci (come astrofili) a dimostrare, al grande pubblico, la struggente bellezza di una volta stellata non inquinata dalle luci, patrimonio di tutta l’umanità. Impegnandoci seriamente alla sua difesa e tutela, se non vogliamo rivolgerci a “osservare” soltanto i nostri telescopi, tristi e muti, che guardano un cielo desolato e privo di stelle.

 

[ Home ]