Divulgazione
Penso che una delle più importanti attività per l’osservatore del
cielo, ma anche del cultore generale della scienza astronomica,
consisti nel condividere quello che si pratica, aiutando coloro che
desiderano avere un primo approccio con la volta stellata. La
formazione di nuove leve, che possano divulgare a loro volta la
bellezza genuina di questa nostra bella passione, potrebbe risultare
la più utile “battaglia” contro l’insensatezza dell’inquinamento
luminoso, che ci ha privato della visione, non solo del cielo
stellato, ma anche – fatto a mio avviso assai grave – della
sensibilità stessa verso la natura, sfociata inesorabilmente con
l’incuria per l’ambiente. È importante, specialmente nell’anno dedicato all’astronomia,
allargare le maglie della conoscenza di ciò che ci circonda, per
dare alla gente la possibilità di accedere a un mondo perlopiù
sconosciuto, anche se non condannato apertamente. Quante volte ci è
capitato, durante uno star party, o a una serata dedicata al
pubblico, di vedere qualcuno fuggire via nauseato, dopo aver
osservato la magnifica rete dei crateri lunari, o l’anello incantato
di Saturno? Praticamente mai! Ricordo una lunga coda di persone, accalcate all’oculare del
rifrattore apocromatico Astro-Physics da 155 mm, durante una nottata
trascorsa allo star party di San Barthelemy di qualche anno fa,
rapite dalla splendida visione del pianeta Saturno; dopo due ore di
coda ho avuto i miei problemi per cambiare oggetto! Inutile dire che gli appuntamenti con alcuni oggetti celesti tra i più spettacolari,
riportati dai vari mezzi di comunicazione di massa, rappresentano
un’occasione interessante per far capire alla gente l’importanza di
un cielo oscuro. Ho da raccontare un curioso aneddoto su questo
argomento: erano gli anni della indimenticabile cometa Hale-Bopp,
perfettamente visibile ad occhio nudo, con tanto di chioma e coda
aperta a ventaglio, perfino dai brumosi cieli suburbani! Nei vari
telegiornali la notizia della sua eccezionale luminosità ha
incentivato molta gente ad abbandonare le città per andare alla sua
ricerca. Ricordo che a Prarotto, dove mi reco abitualmente per
effettuare le mie osservazioni, sembrava di stare allo stadio. Per
la prima (e unica) volta, ho trovato difficoltà a parcheggiare
l’auto, di notte e in alta montagna! Avevo con me il mio – allora –
fidato apo da 155 mm e, quando lo montai attirai l’attenzione di
molti, che a loro volta avevano fatto male i conti, in quanto la
Hale-Bopp, sarebbe “tramontata” verso nord/ovest, una mezz’oretta
più tardi, nascosta da alcune vette montane. Con l’astro chiomato invisibile, la piazzetta di Prarotto
ritrovò presto la sua abituale tranquillità; andarono via quasi
tutti, a eccezione di un gruppetto di persone che, incuriosite dal
mio strumento, chiesero cortesemente di poter osservare qualche
oggetto spettacolare nel telescopio, promettendo di lasciarci
lavorare in pace. È un vero piacere udire i vari “wow” e “mamma
mia!” di gente tipicamente affascinata da quello che riesce a
vedere, ma quasi tutti furono rapiti, oltre che dagli oggetti
telescopici, anche dalla ricchezza del cielo nero e fittamente
stellato. A questo punto è sorta spontanea una domanda ai miei
improvvisati colleghi: “a cosa si deve l’enorme differenza tra
questo cielo, terso e nero, e quello di città, plumbeo e slavato?”
Fu tanta la mia meraviglia nell’apprendere che quella gente non si
rendeva conto, che il maggiore responsabile era l’inquinamento
luminoso! Quando mi apprestai a descrivere la dannosità delle luci
insensate, dirette verso l’alto e non dove realmente servirebbero,
cioè verso il terreno (!) con soldi pubblici sprecati in energia
elettrica semplicemente buttata via, e a decantare lo scempio del
cielo rubato, mi sentivo come il “predicatore della volta stellata”
con la gente che inneggiava a gran voce; ”ridateci il nostro cielo
stellato”! Era bello poter constatare, che alla gente in fondo la
visione di una volta gremita di stelle piace, bisogna soltanto
fargliela assaporare… Conosco vari astrofili di talento che divulgano con grande passione
le meraviglie del cosmo, tramite serate didattiche, o ai vari star
party, trascinando centinaia di persone in discorsi interessanti su
quell’ambiente di infinita bellezza, in cui tutti noi siamo immersi.
Una passione latente La splendida visione della Hale-Bopp, ha suscitato una vera e
propria ondata di vendite di strumenti per l’osservazione
astronomica (sulla scia della Halley nel 1986); si tratta di
telescopi della serie economica, che giacciono – ahimè – impolverati
nell’angolino di qualche scantinato! C’è chi, fortunatamente per
lui, ha invece scoperto (o riscoperto) una passione per il cielo,
evidenziata dal passaggio di questa magnifica cometa, come Spanu
Luciano, che essendo stato rapito da tanta bellezza, si ricordò di
una vecchia passione per le “cose celesti”. Così chiese a un comune
conoscente, se a sua volta conoscesse qualcuno che poteva aiutarlo
nello studio di questa affascinante materia; fu così che iniziamo un
lungo cammino che ci portò a condividere, a distanza di anni,
l’osservazione visuale di migliaia di oggetti del cielo profondo,
coronata dai disegni che si possono apprezzare nel mio libro:
L’arte
di osservare con il telescopio, realizzati da Luciano ed elaborati da
chi scrive. È con sommo piacere, che presento una serie di osservazioni,
condotte da Luciano, sia perché essendone stato, direttamente o
indirettamente, colui che gli ha dato “l’accensione“ iniziale, provo
un immenso piacere in questa sua attività di osservatore del cielo,
sia come il riconoscimento di una pura condivisione.
Rivoli (TO) – strumento C14, trasparenza buona (foschia quasi
assente all’orizzonte) NGC 2301 – Monoceros – Aperto – 65X con riduttore di focale: molto
bello, le sue stelle, brillanti, mostrano un andamento sinusoidale;
mi ricorda un filo spinato aggrovigliato! Notevole anche il
contrasto cromatico delle sue componenti più brillanti; gialline,
arancioni e azzurrine… davvero un bello spettacolo. NGC 2343 – Monoceros – Aperto
– 65X con riduttore di focale: bel
grappolo di stelle, di piccole dimensioni apparenti (6’) mostra
componenti brillanti e colorate; nei pressi del centro, si nota una
coppia di stelline, l’una rossa l’altra azzurrina, che creano un bel
contrasto con le componenti più fioche. NGC 2440 – Poppa – Planetaria
– 65X – si osserva facilmente, è
luminosa con una tinta leggermente azzurrina. M65-M66 – Leone –
Galassie - 65X – finalmente un duetto di galassie fruibili
(anche per merito della buona trasparenza) da un cielo urbano! 200X
– M66 rivela una brillante regione nucleare, circondata da un
esteso, seppur tenue, elongato alone. La 65 è più piccola rispetto
alla compagna, con una regione nucleare luminosa, visibilmente
elongata. Luciano Spanu
Queste osservazioni dimostrano che quando c’è l’interesse e la
passione, si possono gustare, anche da un cielo cittadino, alcuni
oggetti tipici del cielo profondo, a patto di saper sapientemente
cogliere le serate adatte.
Kung fu e stelle
È ormai da molto tempo che frequento la scuola di kung fu, fondata
dal compianto maestro Chang Dsu Yao, frequentando le splendide e
ispirate lezioni del sabato pomeriggio, tenute magistralmente dal
maestro Ignazio Cuturello, che fu allievo diretto del Maestro Chang.
Fu appunto all’inizio di una delle suddette lezioni, che negli
spogliatoi sentii qualcuno (Roby Novelli) discorrere di fisica
quantistica, e come sempre capita alle persone che parlano la stessa
lingua, ci siamo subito ritrovati a parlare del “principio di Mach”
e del “principio di indeterminazione di Heisenberg”. Come
sicuramente avrete intuito, il discorso è “precipitato” presto su
temi astronomici. Acquistato il mio libro, “L’arte di osservare con
il telescopio” l’amico, nonché collega di palestra, Roby, cominciò a
manifestare i segni di quella grave malattia, che ben conoscono
tutti coloro che osservano il cielo; voler vedere con i propri
occhi, le meraviglie celesti descritte nei libri! Anche in questo caso, sono ben lieto di condividere con chi mi
legge, quanto inviatomi da Roby, soltanto dopo qualche serata di
tentativi, alcuni riusciti, altri presto seguiranno… ciò dimostra
comunque interesse!
Ebbene si, ho letto un po’ il tuo
libro. Una pagina alla volta con calma. Poi, spinto da un certo
impulso, sono corso fuori a cercare la cometa Lulin. Mi sono
chiesto: “posso vederla? E, cos’è quell’astro che dalle 19 alle 21
vedo splendere nel cielo?” Bene, stavolta ho seguito una logica da “kung fu”. Prima di tutto,
capire osservando a “mano” senza strumento. Allora, dopo un po’ di
navigazione in internet, ho capito che dovevo trovarmi una
“semplificazione” delle mappe stellari e, “partire” dalle cose
semplici. Allora, ho scoperto che la cometa Lulin si può vedere a
occhio nudo (magnitudine 5, al limite del “visibile”) ed è
vicinissima a Saturno. Ho scoperto che il balcone di casa mia, in
queste ore notturne, “guarda” verso sud. Bene, col programmino di
“osservatorio di Arcetri”, mi sono stampato le mappe stellari alle
varie ore: 19, 20, 21, 22, 23 fino alle 03 di notte. L’astro
luminoso di magnitudine -4,4 altri non è che Venere. Da lì (ma che
bello, da una femmina…) sono partito. Ovviamente, allora, più a
“sinistra” Orione. Ah … Finalmente … dalle 20 in poi dal balcone di
casa mia Orione è proprio lì di fronte … I tre re Magi (la cintura NDR) … Sirio ! Fantastico. Riguardo la “cartina” e comincio a
capirci qualcosa. Dopo cena ho una “folgorazione”: mio figlio ha un
“binocolino” 8X21 che usa per il tiro con l’arco. Me lo faccio
prestare. Mi gusto la Venere nel suo massimo splendore… sembra
davvero un azzurro fuocherello… (il nostro Roby ha notato
dell’aberrazione cromatica, che definisce, da inesperto,
“fuocherello azzurro” NDR). Poi, punto ad Orione. Certo, osservo per
bene tutte le sue principali stelle. Rigel, azzurra e fredda (è in
realtà una stella caldissima NDR) e Betelgeuse, rossa ed
affascinante … Infine ci provo … Riuscirò ad “intravedere” una
nebulosa? Punto alla stella della “spada”… mi sembra una polvere
“biancastra” lì vicino… si, ma la vedo solo se “salto” con gli
occhi… (si riferisce alla visione distolta NDR) ma che strano … la
“vedo” se non la guardo! Come se fosse “laterale”… Controllo su
internet per essere sicuro di non aver preso un “abbaglio”:
sorpresa! E’ la M43! (si tratta in realtà della splendida M42 NDR).
Tutto questo mi galvanizza! Adesso sono le 21 e posso puntare verso
la costellazione del Toro. E’ meno facile rispetto a Orione anzi,
per un non-esperto è addirittura difficilotta! Sarà davvero quella
la stella in linea con Betelgeuse? Beh, è abbastanza luminosa… Un
po’ più in su le Pleiadi… In effetti mi sembra di vedere una "cosa lattiginosa” di nuovo col trucco del “salto”… (sempre la visione
distolta NDR). Provo a puntare il “binocolino”… Le vedo! Si, ne vedo
6 e sembrano come un cucchiaio nel cielo… Non ci credo… Vedo sei
stelle delle Pleiadi! Bene, sono soddisfatto! Ho capito qualcosa, sono riuscito ad
“orientarmi” da solo e sono riuscito a “vedere”! Mi ritorna in mente
Ernst Mach e la “storia” delle “percezioni”. In definitiva, io, cosa
ho visto? E poi questa novità: per vedere, non devo guardare
“direttamente”! Beh, questo dipende dallo strumento veramente scarso
che ho (lo strumento non c’entra affatto; questo dipende dalla
visione notturna, periferica, ed è la tecnica adottata da tutti gli
osservatori visuali del cielo profondo NDR) però, è stato tutto
così… fantastico ! Adesso ci proverò: vedere se riesco a “gustarmi” anche Saturno e
lei, la cometa Lulin … Ti farò sapere se, avrò successo.
Roby Novelli
Che bello! Tutto questo galvanizza me amici; mi fa pensare a quella
massima di Plutarco, che dice; “la mente non è un contenitore da
riempire, ma un fuoco da accendere”, pensare a Roby, che “scopre” da
se il piacere di riconoscere un oggetto celeste famoso (Pleiadi,
M42, Venere ecc) armato di un piccolo binocolo, ma soprattutto della
voglia di scoprire, di vedere sempre più lontano, mi rende felice di
scrivere, perché mi rende consapevole della possibilità di aiutare
qualcuno a riscoprire l’esploratore che racchiude dentro di se.
Oltre al piacere di osservare, il puro gusto di condividere… Se il bel tempo di vede la mattina, ci sono tutte le buone premesse
che ci fanno sperare di aver acquistato un nuovo collega
osservatore!
Un osservatore da incoraggiare…
Ho conosciuto tempo fa, un ragazzo che si diceva appassionato di
cose celesti, gli parlarono del sottoscritto, ma quando mi conobbe,
ebbi su di lui – sic! – una sorta di “effetto repulsivo”,
involontariamente s’intende. Costui immaginava un’attività
sicuramente più “leggera” e meno impegnativa, sia per il corpo sia
per la mente, così prese le distanze da questa affascinante materia.
Non sempre (per fortuna!) gli incontri si risolvono in questa
maniera, può capitare di incontrare chi nutre, più che la “passione”
(una parola forse un po’ troppo impegnativa) un genuino interesse
per la vastità del cosmo, alimentando quella voglia latente di
esplorare. Conobbi Enrico Contù nella palestra di kung fu, e
simpatizzammo subito, principalmente per un reciproco carattere
gioviale. Evidentemente, il mio invito all’oculare del telescopio,
risvegliò una certa curiosità che il nostro nutriva fin da ragazzo.
Anche lui, avendo acquistato entrambi i miei libri, ha cominciato a
nutrire il desiderio di poter vedere direttamente quanto da me
descritto. Ecco di seguito il suo pensiero:
Una sera d’estate raggiungevo alcuni
amici astrofili (Il sottoscritto assieme a Spanu Luciano NDR) in uno
dei siti scelti per le loro serate d’osservazione; da diversi anni
questi amici con passione osservano il cielo, e con attenzione hanno
scelto mete e luoghi differenti dove posizionare i loro strumenti
per le serate d’osservazione. Spesso si allontanano dalla città per
lavorare sotto un cielo buio, meravigliosamente illuminato da luci
proveniente solo dal cielo stesso, e da queste postazioni, la volta
celeste mostra ai loro occhi curiosi ma esperti, meraviglie
altrimenti invisibili da postazioni urbane. Peccato però, che la
dove gli occhi esperti dei miei amici vedono galassie che descrivono
dettagliatamente, i miei occhi inesperti, se – e quando - vedono,
possono descrivere solo ciò che grossolanamente posso associare alla
forma di un batuffolo di cotone informe.
Forse è anche per questo motivo che, solo nella mia macchina, mentre
percorrevo le strade di montagna, dopo una giornata di lavoro
iniziata molto
presto,
una parte del mio essere era felice e conservava il piacere e l'emozione di una
Via Lattea scolpita nel cielo vista nell'ultima serata d'osservazione, ma
l'altra era sfiduciata, demotivata e non riusciva a fare a meno di riflettere
sulle ragioni che mi avevano spinto a fare armi e bagagli
e partire: anziché esserne felice, non riuscivo a fare a meno di
riflettere sulle ragioni che mi avevano spinto a comprare un
telescopio (possedevo uno newtoniano SkyWatcher da 203 mm su
montatura EQ6) e cosa giustificava quella fatica precedentemente
fatta per caricare l’attrezzatura in fretta e furia, per correre
dietro a coloro che erano già partiti. Tra una curva e l’altra,
immaginavo il solito copione che si ripeteva puntualmente: da un
lato ci sarebbero stati i miei amici, indaffarati nel seguire il
loro programma d’osservazione, e non potevo certo biasimarli; in fin
dei conti dopo aver percorso tanta strada per raggiungere l’agognato
luogo d’alta quota, in una di quelle poche serate disponibili
durante un intero mese, avevano il sacrosanto diritto di godere fino
all’ultimo secondo il loro prezioso tempo, dall’altro lato c’ero io,
che muovevo i primi passi con il mio strumento, cercando di
orientarmi, barcamenandomi sotto quel cielo straordinariamente ricco
di stelle, così diverso da quello che abitualmente vedo dalla città
e nel quale riesco a riconoscere, a stento, solo le costellazioni
principali. La risposta che ho dato alla mia iniziale domanda non
poteva che essere una: curiosità e ammirazione. Imperniato in questi
miei pensieri, non potevo fare a meno di tirare le somme anche
sull’acquisto del mio telescopio, dettato da un’ondata più che
altro emotiva, forse, rimuginavo tra me e me, ho fatto i conti senza
l'oste! Sicuramente mi ha tratto in inganno l'abilità e la
padronanza con cui Salvatore orientava il suo telescopio sotto il
cielo, puntando oggetti differenti in posizioni differenti senza
l'ausilio di un computer di puntamento. Quando per la prima volta mi
sono trovato a puntare il mio strumento sotto un cielo vero, ho
capito quanto era difficile... Ricordo al proposito, una delle cose
che più mi hanno colpito, vedendo il nostro all’opera; costui
utilizzava con una certa disinvoltura una carta stellare (L’Atlas
del Tirion NDR) abbinandolo a quello che vedeva attraverso il
cercatore, dove il sottoscritto non riusciva a capire nemmeno cosa stava
puntando!
Avevo enormi difficoltà a riconoscere nel
cercatore, la stella che nel cielo ad occhio nudo avevo scelto di puntare,
perchè nell'istante in cui mettevo l'occhio al cercatore vedevo nel campo
tante stelle prima non presenti e luminose, tanto quanto quella che mi ero
proposto di puntare. Ho trovato meno difficoltoso e più agevole il puntamento
con il cercatore laser anche se questo strumento dai mie compagni è meno
gradito.
Sono perfino arrivato a scambiare una stella per un’altra…
Spinto dalla voglia di migliorare e, forse da un’insana follia,
decisi di cambiare strumento, orientandomi su uno Schmidt-Cassegrain
(uno schema ottico che, nonostante la mia incompetenza in fatto
d’ottica, mi è sempre piaciuto) da 203 mm computerizzato (Celestron
NexStar 8” SE NDR);
sentendo la necessità di un puntamento attivo, per sopperire alla mia incapacità
e per sfruttare il poco tempo disponibile, ma nel contempo (ricordando la buona
manualità di Salvatore) non volevo abbandonare del tutto la ricerca manuale
degli oggetti celesti, sognando un futuro nel quale, io come lui, potrò non
sentirmi piantato in asso è incapace di lavorare, nel caso in cui l'elettronica
che assiste lo strumento (certo non questo) dovesse andare in avaria.... Arrivati alle battute finali di questa mia dissertazione, posso
tentare alcune considerazioni; ho scoperto che, indipendentemente
dalla strumentazione posseduta e/o la qualità del cielo, poter
condividere le difficoltà sopraelencate con compagni di
osservazione, possibilmente di pari livello, potrebbe risultare
decisivo, in quanto ci si sprona a vicenda, ma soprattutto si sente
assai meno lo stacco che ti separa da chi ne sa molto più di te!
Osservare sotto un buon cielo d’alta montagna è sicuramente quanto
di meglio si possa pretendere, ma poter esercitare il proprio
interesse anche da una località suburbana, risulta indispensabile
per conoscere la propria strumentazione, attività propedeutica per
il suo utilizzo in montagna. Ma quest’ultimo punto, almeno per
quanto mi riguarda, risulta un po’ ostico, in quanto la vista dal mio
balcone è fortemente compromessa da numerosi ostacoli artificiali…
Per finire, lascio per ultima la considerazione, secondo me più
importante; per sperare di osservare con profitto oggetti celesti
così deboli, bisogna mettere un certo impegno, possibilmente con una
pratica costante, in quanto – come scrive Salvatore nel suo libro,
l’Arte di osservare con il telescopio; “certe cose costano tutta la
fatica necessaria per guadagnarsele!”.
Enrico Contù
Penso che arrivati a questo punto, ci sia ben poco da aggiungere; i
pensieri di questi amici impegnati, ciascuno con differenti
modalità, nell’osservazione astronomica, sono fin troppo loquaci.
Buon anno dell’Astronomia a tutti! .
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