Spunti di riflessione sulla
difficile arte di osservare
Il riconoscimento del valore
La vacanza estiva ci ha permesso di dedicarci (meteo permettendo) a escursioni
più frequenti e durature, alla ricerca dei cieli cristallini e puri, tipici
dell’alta montagna. Ho sentito diversi amici astrofili che (come chi scrive
del resto) hanno dato libero sfogo alla “voglia di stelle”. Assieme all’amico
Spanu, ci siamo recati sulle Alpi con il “mostro”, un binocolo (il binocolo!)
25X150 della Fujinon, alla ricerca di pure emozioni, ebbene; ci siamo
riusciti!
Ecco alcune – poche - descrizioni di quella memorabile nottata, dal cielo
limpido e scuro (mv allo zenit superiore alla 6 con una Via Lattea scolpita
dallo zenit fin quasi verso l’orizzonte);
M27 (Dumbbell) – Planetaria – magnifica! Sembra galleggiare in un mare di
stelle… E’ nettamente strutturata, ben visibili i due lobi che formano la
“clessidra” interna (strutturati) con il guscio esterno dalle estremità
appuntite. Si nota anche una differenza di luminosità tra il lobo interno e
quello esterno.
M31 – M32 – M110 – NGC 206 – galassie - assolutamente magnifica; nonostante il generoso
campo del binocolo (2,5°) non si riesce a osservare in tutta la sua
estensione. Con la visione diretta si vede una banda oscura a nord/ovest del
nucleo e, con la visione distolta sembra di intravedere l’altra banda più
sottile (prossima al nucleo). La compagna M32 è molto contrastata, somiglia a
un brillante globulare non risolto e, tra M32 e a sud/ovest del nucleo,
utilizzando la visione categoricamente distolta, si percepisce la nube
stellare NGC 206. Il nucleo – brillantissimo e non stellare – mi da la netta
sensazione di essere giallognolo. A nord/ovest del nucleo si vede NGC 110,
nettamente allungata (ellittica) in direzione nord/ovest-sud/est, sembra non
avere una condensazione nucleare importante, anche se è nettamente più
brillante in prossimità della sua parte centrale. La grande M31, sembra un
immenso e irreale disco volante, dalla luminosità sfumata verso i bordi.
NGC 6960/6979/6992/6995 (Velo) – Resto di Supernova – (Filtri nebulari)
È una vista assolutamente eccezionale, si fatica a credere quello che si vede
all’interno di questo mostruoso binocolo! NGC 6992/95, la nebulosità è
nettamente strutturata e, nonostante la presenza dei filtri, il campo stellare
è davvero notevole. La nebulosità, variamente spezzettata, risulta in molti
punti variegata, con differente spessore e luminosità, piegando, da sud verso
nord/ovest, nella NGC 6995. Verso ovest si osserva chiaramente, anche se meno
brillante e strutturata di quest’ultima, la NGC 6960, con la 52 Cygni
(perfettamente visibile in visione diretta); la nebulosità nastriforme
l’attraversa e si piega, facendo un arco con la gobba rivolta verso ovest,
proprio in corrispondenza di questa stella! A nord/ovest dei due archi
nebulosi (contenuti di misura nello stesso campo oculare – 2,5°) si vede, ma
solo con la visione distolta, NGC 6979, molto leggera e diffusa, sembra
dispersa nel campo stellare.
M24 – Nube stellare – è una visione talmente bella che non riesco
letteralmente a credere a quello che vedo! Il campo stellare presenta una
densità altissima, con stelle finissime,disseminate ovunque nel vasto campo di questo
superbo binocolo. La nube stellare è oblunga (nord/est-sud/ovest) senza
confini definiti e definibili. A nord ovest, come pure a sud/est (sebbene meno
marcate e disegnate) risaltano nettissime, soprattutto per l’alta densità
stellare, le nebulosità oscure (B92 nerissima e B93 più allungata). Sembrano
delle macchie di inchiostro nere, spalmate con le dita, di cui una (B93) si
allunga verso sud/ovest, estendendosi sul vasto campo stellare! 1,20° verso
nord, c’è l’ammasso aperto M18, piccolo, abbastanza addensato con una forma
vagamente sferica; visione micidiale!
Oltre al piacere della pura osservazione, c’è però un elemento di riflessione
che mi piacerebbe condividere con voi questo mese, ed è il senso che diamo
alle nostre osservazioni. Non dimentichiamoci che una delle principali
attrattive in questa nostra bella scienza, è rappresentata dalla possibilità
di partecipare attivamente a quello che si vede risplendere nell’oculare dei
nostri strumenti; come esseri umani pensanti, la visione di questi panorami
celesti non può (e non deve) lasciarci indifferenti, anche se tra le
inevitabili considerazioni a carattere storico/scientifico, potrebbe
“materializzarsi” in noi un pensiero squisitamente filosofico (e in alcuni
quasi mistico). A tal proposito, vorrei menzionare un pensiero di Zarathustra
(da Nietzsche; Così parlò Zarathustra):
“Valutare è creare; udite
creatori
Valutare in se stesso rappresenta il tesoro delle cose valutate.
Soltanto nell’atto di valutare si conferisce valore alle cose”.
Trovo estremamente interessanti queste parole, per diversi motivi: tanto per
cominciare riconoscono all’essere umano la piena responsabilità delle sue
azioni e dei suoi pensieri, e poi ingioiellano la nostra attività di osservatori. Ma la
valutazione richiede una certa capacità critica e, non ultimo, una conoscenza a
360° di quello che si osserva.
Ho ricevuto una bella e-mail dall’amico Mucci
Marco, di Roma, il quale, avendo letto il mio ultimo libro “L’arte di
osservare con il telescopio” esprime alcuni giudizi in merito, a mio avviso
assai interessanti;
Volevo farti i miei più sinceri complimenti per il tuo libro "L'arte di
osservare con il telescopio".
Hai saputo trasferire, insieme a tante informazioni tecnico-scientifiche e
suggerimenti derivanti dall'esperienza diretta sul campo, quel senso di
"smarrimento verso l'infinito" che prende tutti coloro che non si limitano ad
un'esistenza meramente biologica. Sprofondarsi negli abissi dell'universo e'
un po' come fare un viaggio di introspezione nel nostro io: l'uomo-cosmo!
Ho sempre amato l'astronomia da quando ero un ragazzo, ma solo ora ho avuto la
possibilità economica e temporale di potermi dedicare a livello continuativo.
Ovviamente ringrazio l’amico Marco per questa sue e-mail, ma trovo molto
interessante la sua affermazione “fare un viaggio di introspezione nel nostro
io”. Questo dimostra un allargamento dei nostri interessi, e una conseguente
ricerca di noi stessi nel cosmo. Mi piacerebbe sapere quanti di voi, amici,
che leggete queste righe, vi siete mai posti il seguente quesito: perché gli
oggetti celesti mi piacciono tanto?
Com’è difficile rispondere a tale domanda! Ci possono essere – ovviamente –
tante ragioni, ma la bellezza del cosmo, almeno per quanto concerne il parere
di chi scrive, non è antropomorfa, non troviamo l’Universo bello per motivi
biologici, tanto per fare un esempio pratico, ne per stretti motivi legati
alla sopravvivenza della nostra specie (viviamo anche senza conoscere il
Quintetto di Stephan!)… La bellezza del cielo è un qualcosa che potremmo definire
“intrinseco”. La notte stellata ci procura piacere, oltre che smarrimento ed
emozione, ma anche voglia di conoscere, affiancata alla paura della vastità.
Ma noi, come esseri umani, abbiamo bisogno di qualcosa che definiamo
significato, lo cerchiamo (e lo troviamo) nel vasto cielo.
Conclusioni
Chiunque sia dotato di intelletto, non può che provare stupore e ammirazione
nei confronti del cielo stellato. L’appassionato di cose celesti, può trovare
durante il percorso della sua appagante attività diversi spunti, sia per
osservazioni sempre più stimolanti, sia per riflessioni a carattere
filosofico, i quali possono portarci alla formulazione di pensieri anche
complessi. Ma è soprattutto all’atto di valutare ciò che si osserva che si
palesa uno degli aspetti più incredibili e inquietanti; chi valuta nello
stesso tempo crea! Il riconoscimento va al di la della mera estetica, alla
sua base c’è infatti l’Universo come lo percepiamo. In definitiva,
Il mondo è così
perché lo percepiamo in tal modo
ma non lo percepiamo in tal modo
perché è così.
(Salvatore Albano)
Buone osservazioni e buone riflessioni amici!
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