Ottobre 2008
 

Lo star party di S. Barthelemy

Una notte in compagnia

Nonostante chi scrive ami le uscite solitarie in alta montagna, alla ricerca degli oggetti più diafani che il suo strumento è in grado di mostrargli, ogni tanto si ritrova a partecipare a qualche star party, in compagnia di amici che, in alcuni casi, non vede da molti mesi.
Anche quest’anno, il celebre star party organizzato in Val d’Aosta a S. Barthelemy, vede come protagonisti un nutrito gruppo di telescopi sparsi nella piazza principale del paesino e nei campi adiacenti ad essa, con astrofili desiderosi di condividere i propri strumenti con colleghi e semplici curiosi.
Assieme ad alcuni amici e le rispettive famiglie, sabato 30 agosto (una data a mio avviso infelice per organizzare uno star party!) decidemmo di recarci in montagna, per respirare – finalmente – un po’ d’aria buona e, toglierci di dosso i pesanti panni cittadini, pieni di smog e afa.

Dopo un’ora e mezza circa di viaggio, cominciammo ad affrontare le curve montane, gustandoci il meraviglioso panorama circostante; una vera gioia per gli occhi e per lo spirito! Il cielo azzurro, tendente al blu man mano che si sale di quota, ci lascia ben sperare per la serata osservativa, convinti che, comunque vada, l’aria frizzante tipica delle Alpi e la buona compagnia, ben valgono il viaggio, a dire il vero non troppo fastidioso (almeno partendo da Torino, la penseranno diversamente alcuni amici provenienti dal Molise!).
Giunti a destinazione, prima di fare o pensare qualsiasi cosa, si effettua un lungo respiro, immergendosi nel verde vivo dei campi, e in una calma che, per chi viene dal frenetico suolo urbano, fa assaporare qualcosa di alieno…
Con passi tranquilli si giunge nella piazza dove trovano posto gli strumenti astronomici dei partecipanti (anche quest'anno sono presenti vari rivenditori del settore) e finalmente ci si ricongiunge con il resto della ciurma (siamo saliti in due auto), tempo di guardarsi intorno ammirando i vari strumenti luccicanti alla luce di un Sole ormai non molto alto, si cominciano a salutare i primi amici, quando un certo vociare mi ricorda che, forse, l’amico Bertucci, con il suo “piccolo” Dobson da 67 cm di diametro, è giunto a destinazione.
Un certo appetito ci ricorda che sono già le 19.30 circa, ma la voglia di montare il 670 mm di Franco è tanta, ci lasciamo trascinare dall’euforia e, almeno per qualche minuto, diventiamo sordi alla fame: cominciamo a montare il grosso Dob, notando l’espressione attonita di chi lo vede per la prima volta. Un signore mi si avvicina chiedendomi “quanto è potente questo telescopio?”, allora cerco di spiegarli che la “potenza” di un telescopio è definita dal diametro, in quanto i deboli oggetti del cielo profondo necessitano di un grosso diametro, per raccogliere più luce possibile. Questo signore che, evidentemente è a digiuno di tutto ciò che riguarda l’osservazione, rimane stupito ma, a seguito della mia spiegazione ammira con maggiore intensità il grosso riflettore; ecco, la bellezza della comprensione, in grado di far vibrare le corde di quel certo non so che…
Ma lo stomaco reclama la sua parte e, seduti comodamente su alcune panchine con tanto di tavolo in legno, si comincia a consumare una frugale ma appetitosa cena (si sa che l’aria di montagna accresce l’appetito) condivisa con un simpatico cagnone, che è ben desideroso di tenerci compagnia!
Le condizioni del cielo, così promettenti all’imbrunire, divengono più incerte proprio al calar della sera, ma la speranza dei poter “sbirciare” qualcosa ci rende ottimisti.
Non è ancora completamente buio, quando Franco decide di rivolgere il suo “mostro” sul pianeta Giove, all’oculare di questo strumento posso notare un pianeta brillante e ben colorato, con due o tre fasce equatoriali ben in evidenza di un bel colore marroncino, ma il seeing non è molto buono (3-4 sulla scala di Antoniadi); il pianeta è comunque un bel vedere. All’avanzare del buio ecco farsi avanti – puntualmente – le nubi degli astrofili (simili alla famosa, “mostruosa” nube di Fantozzi) che ci costringono a fare dei veri e propri slalom per il cielo, alla ricerca di quei pochi buchi sereni.
Intanto Luciano monta il suo Fujinon 16X70, che ci regala alcune magnifiche visioni dei vasti campi stellari in Cassiopeia; bellissimo come sempre il ‘Doppio ammasso’ (h e chi Persei), NGC 7789, il celebre denso ammasso aperto scoperto da Caroline Herschel e la galassia di Andromeda, immensa, brillante e… sfumata!
Intanto i curiosi cominciano ad accalcarsi al cospetto del 67 cm, dove con Franco ci diamo il turno a riposizionare gli oggetti celesti, sfuggenti dal centro del campo oculare. Trattandosi di un telescopio in montatura Dobsoniana non dotata di inseguimento orario, gli oggetti celesti tendono a sfuggire dal campo oculare, a causa della rotazione della Terra  sul proprio asse, concetto solo apparentemente scontato, in quanto molte persone ci hanno chiesto come mai gli oggetti inquadrati continuavano a spostarsi!
Tra una nube e l’altra, abbiamo potuto ammirare diversi oggetti celesti, tra i quali alcune deboli galassie nelle vicinanze del noto ammasso globulare M13 (in Ercole), con la debolissima IC 4617 (mv 16!) in bella mostra anche se, ovviamente, diafana.
Anche la debole galassia IC 1296 nelle vicinanze della celebre planetaria M57 nella Lyra, si riusciva a staccare, anche se con una certa fatica; in effetti, benchè più brillante della precedente, risulta una galassia vista di fronte, con una luminosità superficiale molto bassa.
Approfittando di un bel “buco” nei pressi della costellazione della Volpetta, abbiamo puntato lo strumento sulla nebulosa planetaria M27, dove molte persone perlopiù inesperte, notavano una sbiadita ma evidente tinta arancione, per quanto mi riguarda, assieme all’amico Franco, abbiamo apprezzato due diverse tonalità cromatiche, una rosata, verso l’interno, e una arancione verso l’esterno (confermando quanto ho sempre visto attraverso il mio 508 mm).
Il continuo passaggio di nubi e una fastidiosa umidità, non rendono certo bene a questo genere di serate, ma, nel complesso, alla domanda; ne è valsa la pena? Risponderei proprio con un bel si: per l’aria fine d’alta montagna, la buona compagnia, gli eccellenti strumenti d’osservazione ma, soprattutto, per “Lui” il grande protagonista di sempre; l’immenso e vasto Universo che ci sovrasta.

Appuntamento al prossimo star party…

 

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