Maggio  2011
 

Andiamo oltre!  

Immagine tratta dal Digitized Sky Survey (DSS)

Pubblico molto volentieri l’interessante articolo, dell’amico e collega Claudio Pra (che raccoglie puntualmente i miei suggerimenti pubblicati sulla rivista Coelum nella rubrica “Nel Cielo”), riportandomi osservazioni e impressioni in interessanti e.mail.
Dal suo scritto traspare, oltre che un’innegabile passione per l’osservazione visuale “pura”, anche la consapevolezza di un’attività che, sebbene affascinante, non risulta di facile portata (ovviamente quando si vogliono gustare le meraviglie celesti estranee ai “soliti oggetti” – sebbene spettacolari).

Un invito, quello di Claudio, ad andare oltre i soliti target, procedendo con un senso di sfida, e “monitorando” la nostra pazienza.

Agendo in questo modo, si riusciranno a osservare molti dettagli (ovviamente la dove ce ne sono), anche su oggetti celesti diffusi, che una certa letteratura (per lo più scritta – e seguita – da chi osserva poco, se non affatto) relega nell’anfratto angolino degli “oggetti amorfi”, per la ricerca dei quali, si fa generalmente una scrollatina di spalle, riponendo l’esclusiva fiducia nella tecnica fotografica.
 
Devo ammetterlo, leggendo le righe di Claudio, la mia mente ha cominciato a volare sugli oggetti da lui descritti (che a essere sincero ho dovuto rinunciare a contare con il mio mezzo metro!), ricordandomi di quante regioni di H II sono riuscito a scorgere all’interno della galassia del Triangolo (M33).
 
Grazie Claudio, raccogliamo certamente la tua sfida, e invitiamo tutti gli interessati all’osservazione visuale, a sfatare i “miti teorici” costruiti il più delle volte su comode chiacchiere da salotto!


Ora la “parola” a Claudio …

 

 

Gli ammassi globulari di M31 nell’osservazione visuale di Claudio Pra

 


Immagine originale: http://www.webalice.it/e.prosperi/profondocielo/1999-12/fig3.jpg

 


Gli osservatori visuali del cielo profondo spingono il loro sguardo al di là del Sistema Solare o addirittura oltre la nostra galassia. Nel primo caso avranno accesso a diverse tipologie di gioielli celesti che, in parecchi casi, non mancheranno di stupirli. Nel secondo caso invece, il target saranno le galassie, solo le più luminose, delle quali sveleranno qualche loro delicata struttura. Ma sono visibili solo galassie in quegli abissi tanto profondi?

Parecchi anni fa lessi un articolo riguardante dei particolari oggetti che da subito mi affascinarono. Decisi di provare ad osservare il più “brillante”, visto che gli altri mi sembrarono fuori portata. Si trattava di un lontanissimo ammasso globulare, tanto distante da appartenere addirittura a un'altra galassia, quella di Andromeda. Conosciuto come G1 o anche Mayall 2, è un autentico “mostro” del cielo, contenente forse un milione di stelle! Dal nostro punto di osservazione si riduce però a un debole fiocchetto di 13,7 magnitudine, a cui avrei dato la caccia con il mio S.C. da venti centimetri di diametro.
Il tentativo fallì, ma qualche tempo dopo, rinvigorito da un altro articolo e soprattutto da uno strumento più grande, mi ributtai con entusiasmo in quell’avventura osservativa, senza immaginare che mi avrebbe portato ben oltre l’obiettivo che mi ero posto.

Così nell’agosto del 2004, “guidando” il nuovo riflettore da trenta centimetri lungo uno star hopping [letteralmente “saltare da una stella all’altra NdR] piuttosto complicato nei pressi della stellina 32 Andromedae, eccomi percepire l’agognato G1 senza grandissime difficoltà. Il minuscolo oggetto, forzando l’ingrandimento, mi apparve simile a una stella sfocata. Osservato con più attenzione, risultò nettamente nebulare.

Si dice che l’appetito vien mangiando e io non mi ero certo sfamato con il solo G1, che è si indicato come il globulare più corposo e luminoso di M 31( vedremo però che in quanto a luminosità non è proprio così), ma non l’unico alla portata di diametri generosi. Così, pochi giorni dopo la sua osservazione, mi misi nuovamente in gioco andando alla ricerca di altri globulari marchiati G, ben sapendo che le difficoltà sarebbero senz’altro aumentate. Si trattava infatti di osservare, nella stragrande maggioranza dei casi, oggetti di apparenza stellare compresi tra la magnitudine 14 e la 15 abbondante, immersi tra la nebulosità di M 31e localizzabili solo tramite una fotografia profonda della galassia (che mi ero procurato sul web) dove risultavano evidenziati da un cerchietto. Naturalmente per scovarli era indispensabile un accuratissimo star hopping, così come era assolutamente necessario forzare molto con gli ingrandimenti per sperare di percepire qualcosa (obbligatorio quindi anche un discreto seeing). Provate a immaginare di girovagare per l’alone di M31 cercando stelline di 14/15ma magnitudine tra una moltitudine di altre stelle di campo. Chiaramente non dedicavo tutto il tempo ai globulari di M 31, ma ne cercavo alcuni ogni mese, scegliendoli tra quelli che mi sembravano alla portata.

Il secondo globulare “catturato” fu G76 (debole 200/240x). Poi toccò a G280 (stellare, debole ma non estremo - 240x) seguito da G73, che sembrerebbe appartenere alla galassia M110 (debole - 200-240x), G72 (debole ma non particolarmente difficile 200-240x), G272 (non difficile - 200/240x), G213 (piuttosto agevole – 200/240x), G78 (abbastanza agevole già a medio ingrandimento - 120x), diviene piuttosto facile spingendo maggiormente con gli ingrandimenti - 240x) e G119 (molto difficile, visibile a momenti - 240x). Tutti si mostrarono, come avevo letto, piuttosto puntiformi, praticamente simili a stelline. In molti casi la sessione osservativa era davvero lunga e stancante, sia nella fase di ricerca che in quella di osservazione e anche gli insuccessi non mancarono.

A cinque mesi dall’inizio della sfida, avevo comunque raccolto nove globulari G e pensavo di aver concluso la “missione”.
Un paio di anni dopo invece, ero nuovamente dalle parti di Andromeda e non certo per dare un occhiata alla grande spirale. Le nuove estenuanti ricerche mi portarono ad individuare così G126 (facile e assolutamente puntiforme - 316x), G172, (piuttosto difficile. Puntiforme - 316x), G233 (molto difficile. Percepibile a momenti, puntiforme - 316x), G302 (debolissimo - 316x), G289 (facilissimo. Stellina brillante visibile già a bassi ingrandimenti), G286 (estremo e visibile a momenti. Sembra leggermente diffuso - 316x), G295 (facilissimo e assolutamente stellare. Visibile già a bassi ingrandimenti – 66/120x), G153 (facile già a bassi ingrandimenti, stellare), G313 (non difficile, stellare, visibile già a bassi ingrandimenti - 240x), e G59 (non difficile e appena diffuso - 240x).

Il bottino, nel febbraio del 2008 era andato oltre le più rosee previsioni. Ma non era finita.
Sei mesi dopo, nell’agosto del 2008, ne cercai degli altri, individuando G244 (puntiforme, visibile a momenti - 240x), G226 (appena percepibile, leggermente diffuso - 316x), G257 (leggermente diffuso e visibile a momenti - 316x) e infine G279 (estremo e visibile in rari momenti - 316x). Il totale salì a quota 23 e qui mi fermai.

A qualche anno di distanza, girandomi indietro, ricordo volentieri quell’ esperienza che mi ha regalato emozioni e qualche sorpresa. Tra tante difficoltà non immaginavo infatti che alcuni bersagli si sarebbero rivelati piuttosto semplici da osservare, molto più di quel G1 che avevo letto essere il meno ostico. G 289 e G 295 sono veramente facili e alla portata di diametri medi. Di appagamento estetico non se ne parla, lo avrete intuito e chi lo cerca dovrà tenersi lontano dai globulari della Grande Galassia di Andromeda. La soddisfazione riguarderà invece la non facile individuazione degli obiettivi cercati e, una volta individuati, il pensare di avere nell’oculare un oggetto che appartiene a un'altra galassia. Questo compenserà la grande pazienza che occorrerà mettere in campo in questo genere di osservazione piuttosto sfibrante.
 
Dopo di allora ho abbandonato l’orbita di M 31, di cui sono stato satellite per qualche tempo al pari di M 32 e M 110.

 

Claudio Pra, astrofilo da più di una dozzina di anni, è particolarmente attivo nell’osservazione visuale di oggetti deep-sky e comete, pur non tralasciando molti altri campi. Cura la rubrica “Comete del mese” per la Sezione Comete e Divulgazione dell’U.A.I. e collabora saltuariamente con la rivista astronomica Coelum. Abita e dà sfogo alla sua passione nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, ad Alleghe. E’ Consigliere dell’Associazione Astrofili Agordini “Cieli Dolomitici”, di cui è anche membro fondatore, e divulgatore presso il Planetario di S. Tomaso Agordino. Particolarmente sensibile al teme dell’inquinamento luminoso, si batte per mantenere, almeno in montagna, un cielo ancora puro. Mariclod@alice.it

 

 

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