Maggio 2008
 

Spunti di riflessione sulla difficile arte di osservare
 

Quantità o qualità?

Chi si appresta a contemplare le meraviglie celesti, scopre (presto o tardi) che non ha molto senso fare incetta di oggetti celesti (quantità) senza avere il tempo di ”assaporarli” e di approfondirli (qualità). Chi scrive, avendo affrontato la volta celeste con entrambe queste modalità (o approcci differenti) da ben 27 anni, si sente di promuovere l’approccio qualitativo (tanto nessuno ci impedisce di fare una bella scorpacciata “veloce” a fine serata)! Non c’è niente di più bello, che rendersi conto in prima persona, della validità di alcune tecniche che, nell’osservazione diretta all’oculare dei nostri fidati strumenti, anche in oggetti celesti elusivi, ci permette di “strappare” dettagli squisitamente fotografici. Inoltre, l’approccio qualitativo trova la sua valida applicazione con tutte le aperture e configurazioni ottiche, dalle più piccole alle maggiori, in un crescendo di diversi esperimenti pratici, come:

1. Variare la gamma degli ingrandimenti, sperimentando quello più adatto in funzione della serata, dello strumento e del seeing.
2. Utilizzare i filtri “sbagliati” (non particolarmente indicati per l'oggetto celeste osservato) e vedere quello che succede.
3. Lavorare sia sotto cieli cristallini sia relativamente inquinati dalle luci artificiali (tenendo sempre bene in mente che non esiste sostituto alla qualità del cielo).

In questo angolino visuale, ci riserviamo ormai da tempo, il gusto e il privilegio di scrutare, analizzando gli oggetti del cielo profondo, adottando varie metodologie con la speranza di fare, non solo belle scorpacciate degli oggetti celesti più belli, ma di vederli sempre sotto una nuova luce.
Nella costellazione del Perseo, tanto per citare un bell’esempio, si trova un ammasso aperto splendido, il quale (forse) ritenuto “scontato” viene spesso tralasciato; M34 – Dim. 30’ – mv 5,2.
Si tratta di uno dei primi ammassi aperti che mi hanno tenuto compagnia agli inizi delle mie scorribande celesti, in grado di dare belle soddisfazioni anche al neofita. Sotto un cielo cristallino può essere percepito ad occhio nudo, tra Beta persei (Algol) e Gamma Andromedae (Almach) il che è indice di buona trasparenza atmosferica. La sua osservazione ad occhio nudo non deve apparire come una sorta di sfida personale; non solo almeno, ma (soprattutto) come un buon metodo per imparare a familiarizzare con la volta stellata. Conosco diversi “astrofili in pantofole” che, in quelle rare occasioni di un’uscita in montagna sotto un cielo cristallino, dove letteralmente ci si perde tra un mare di stelle, rappresentando quindi un'occasione d'oro per ammirare e gustare la volta celeste, si limitano invece a inserire le informazioni circa il luogo dell’osservazione, a un sofisticato computer di puntamento attivo, contemplando (si fa per dire) un cielo elettronico! Non si vuole certamente avversare una certa tecnologia (ci mancherebbe!) si vuole semmai porre una maggiore attenzione alla contemplazione diretta del cielo, senza considerare che, anche lo schermo di un computer in "modalità notte" risulta dannoso ad un buon adattamento al buio, con la conseguente perdita di sensibilità visiva, indispensabile quando si vuole cogliere la più debole sfumatura di un oggetto celeste. Ma torniamo a M34...
Fu individuato da Gian Battista Hodierna prima del 1654 e riscoperto indipendentemente dal grande Messier il 25 agosto del 1764.
E’composto da un centinaio di stelle e si trova a una distanza di circa 1.400 anni luce. Nel suo confine sud, si osserva una brillante stella di mag. +7,3, di colore giallognolo, la quale non appartiene fisicamente a M34, il cui membro più luminoso ha invece una mv. di 7,9.
Lo trovo decisamente bello in qualunque strumento, divino in un binocolo del tipo 20x80 (ma basta il più piccolo dei binocoli per “scioglierlo” in stelle) dove mostra una certa condensazione centrale e stelline colorate, specie nelle parti periferiche.
Mi ha sempre colpito per la sua regolarità. Al contrario c’è chi vede le sue componenti più brillanti disposte a X chi scorge addirittura un andamento a spirale! Al telescopio le sue stelle si sparpagliano abbastanza, quindi perde quella che potremmo definire la “spettacolarità d’insieme”, dove mostra comunque una bellezza differente. Si notino alcune catenine di stelle che, curvano in senso antiorario, quasi spiralando verso l’esterno, come se volessero “uscire fuori” dall’ammasso, piovendoci letteralmente addosso! Forzando l’ingrandimento si possono ammirare diverse coppie di stelline, una in particolare a ovest dal centro, due stelle di mv 8,5/8,4 separate da 18,4”, entrambe azzurrognole. Consiglio di confermare le tonalità di colore, confrontandosi in maniera indipendente con altri osservatori, è un bell’esercizio! M34 è inoltre, uno di quegli oggetti celesti da contemplare anche da cieli relativamente inquinati dalle luci, dove (paradossalmente) mostra un interno “svuotato” come se fosse stato passato al setaccio, o almeno è l’impressione che da a chi scrive. Questo succede, perché l’inquinamento luminoso porta via buona parte della ricchezza dalle regioni intermedie, rimanendo le componenti più brillanti: chi prova le stesse sensazioni?
 

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