Gennaio 2010
 

Quando il “lontano” comunica con il “vicino”

 

È difficile capire come la visione degli oggetti celesti deboli, possa interagire con la nostra sensibilità ma, soprattutto, risulta davvero sorprendente, che un oggetto decisamente al limite dell’umana percezione, possa riuscire a coinvolgerci oltremisura. Un oggetto celeste assai caro a chi scrive (che ho trattato sul numero di dicembre della rivista Coelum Astronomia), è l’incantevole nebulosa “Testa di Cavallo” in Orione, così eterea e così “presente” al tempo stesso … Ho già riportato alcune note interessanti sul mio citato articolo, non mi dilungherò quindi oltre. Nel mese di novembre dello scorso anno, ho – tanto per cambiare – riosservato con il mezzo metro, proprio questo incantevole oggetto celeste, approfittando di un cielo cristallino, che infatti mi ha permesso di osservarla magnificamente, e (fatto ancora più interessante), ho potuto fare alcuni “esperimenti”. Ma procediamo con ordine …


Osservando a 66X si riusciva a vedere perfettamente sia la IC 434, sia la B33, distinguibile già senza nessun filtro. L’introduzione dell’H-beta ha prodotto un impatto considerevole, donando all’intero complesso un aspetto fotografico, sebbene – come è facile intuire – alquanto sbiadito al confronto.
Un’osservazione prolungata, faceva apprezzare molti dettagli della “Testa”, con un "collo" ben delineato e un “muso” appena allungato.
La buona definizione della Testa, unita a un seeing discreto, mi ha spinto a portare l’ingrandimento a 133X, sempre con il filtro H-Beta.
Il maggiore ingrandimento restituiva un’immagine più oscura (soprattutto grazie al filtro), ma - sfruttando la maggiore capacità dell’occhio di apprezzare al meglio oggetti più grandi – si notava un’immagine sorprendentemente ricca.
Ora la “Testa” era decisamente oscura, quasi minacciosa, ma incredibilmente disegnata, “scolpita” direi! Il collo possedeva una luminosità non uniforme, si vedevano due stelline (tre con la visione distolta), poste alla sua base.
Anche il “muso” risaltava allungato, rispetto al corpo oscuro principale, e – fatto sconvolgente – le “orecchie” somigliavano a un orlo rigirato!
Questi particolari piuttosto minuti, saltavano all’occhio soltanto dopo un po’ di attenzione, e (soprattutto) non erano immediati ma, si “materializzavano” gradualmente, aumentando ancor di più l’impatto visivo.


La parte più interessante dell’osservazione, è costituita dall’incredibile commistione di sensazioni, che una simile visione ha saputo donare: la collezione di dettagli descritti, regala alcune belle sensazioni, come un certo stupore e senso di meraviglia, anche dettato dal poter osservare dettagli strutturali in un oggetto così diafano.
Ma la sensazione più inaspettata è rappresentata dal sorgere improvviso, di una sorta di inquietudine: la visione di questo “pilastro oscuro” strutturato, che si erge da uno sfondo blandamente diffuso, dava l’impressione di trovarsi di fronte a un mostro marino, che emerge da acque rese torbide dalla nebbia … in quell'istante di tempo, ho avuto i brividi, e non solo per la bassa temperatura circostante!
È stata un’esperienza piacevole (brividi a parte), sicuramente da ripetere, che ha colpito molto anche Luciano, tanto che stato colto da un irrefrenabile desiderio di ritrarla in un disegno, impresa tutt’altro che facile con questo grado di dettaglio.
Sarei curioso di sapere se qualcuno ha fatto esperienze analoghe …

Buone osservazioni a tutti e alla prossima!

 


 

 

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