Aprile  2011
 

Condivisione 



Giulio (e amici) durante una serata di osservazioni




Celesti "sacrifici" (Di Giulio Nizzo)

Ho ricevuto l'invito a collaborare per il sito dopo un piacevole scambio di mail con Salvatore. Accettai subito perché amo condividere con gli altri astrofili le mie esperienze e opinioni e perché ritengo anche che sia piacevole leggere quelle altrui.

Mi chiamo Giulio, sono un giovane astrofilo di Roma appassionato di astronomia da sempre, anche se “solo” dal 2009 ho cominciato a fare sul serio, ovvero quando comperai il mio primo telescopio degno di questo nome: un C8 corredato di montatura equatoriale e accessori di base.

Alle mie prime esperienze, devo ammetterlo, ero piuttosto goffo con quel “monolite” da maneggiare e con tutti quegli anelli e raccordi da svitare e avvitare … Però col tempo ho cominciato a impratichirmi, pensando che tutto sommato qualche sacrificio andava pur fatto in nome del mio amore infinito per il cielo! Se era difficile trasportare il tutto fuori casa, era anche impagabile la profonda felicità al termine di una nottata osservativa come si deve.
Diciamo che quello strumento è stato (è lo è tuttora) un telescopio da tirocinio, soprattutto in virtù della sua versatilità, in grado di farmi capire quali sono le tipologie di oggetti celesti che prediligo osservare.

Io mi considero un astrofilo tuttofare, nel senso che quando sono a casa amo osservare il Sole (durante il giorno) e di notte Luna, pianeti e le stelle doppie più strette. Quando mi trovo in trasferta invece, mi dedico all’osservazione del maggior numero di oggetti deep sky possibili, utilizzando grandi dobsoniani.
Avendo acquisito in due anni un discreto bagaglio di esperienze, vorrei soffermarmi su un argomento nel quale molti lettori si potranno (almeno spero!) riconoscere, forse un punto cruciale dell'astrofilia moderna: “qual è la reale motivazione per cui si sta la fuori ad affaticarsi e prender freddo?”
Non basta questa semplice domanda per far emergere una riposta; serve un'analisi approfondita.

Fino a qualche decennio fa, quando i computer non avevano ancora sconvolto le nostre vite, una semplice risposta a questa domanda poteva essere: “lo faccio perché mi piace". In quei frangenti più che di astrofili aveva senso parlare di astronomi dilettanti, visto che le scoperte fatte dai non professionisti erano frequenti e anche di un certo impatto per la comunità scientifica, senza contare che era un hobby accessibile a pochi facoltosi. Oggi invece solo i cosiddetti “super astrofili” riescono in tali imprese, a noi gente comune è quindi rimasto solo il nostro amore per il cielo e, purtroppo, in questo secolo sembra non essere una buona motivazione, perché ormai con un semplice click a "portata di mouse", possiamo accedere a tutti i migliori archivi astrofotografici del mondo, quindi potremmo essere portati a pensare: “che ce ne facciamo di un pallido batuffolo grigio”? Allora si preferisce rimanere a casa a guardare un film in poltrona, pensando che, bene o male, un serata in più o una in meno non cambia nulla nella nostra attività, tanto non si hanno nemmeno i mezzi per scoprire una cometa o una supernova: SBAGLIATO!!
Io vivo con altre persone che non sono appassionate di astronomia, e considerano il mio hobby come una pessima abitudine e i miei acquisti come stravaganti capricci. Quando il tempo è bello e gli dico che piuttosto che vedere un film (sono anche un cinefilo) preferirei osservare, mi guardano storto; ormai non ci provano nemmeno più a convincermi del contrario e si rassegnano …

Anche se, in cuor mio, mi ritrovo a nutrire alcuni pensieri, volti all’utilità o meno, di un’uscita in alta montagna, a “prender freddo” (mettendo in conto anche i possibili mal di gola e torcicollo del mattino seguente)! Eppure, nonostante ciò, riesco a trovare la forza per vincere la pigrizia, “lavorando” con lo strumento ben stazionato, con tutta l’accessoristica pronta all’uso, e questo mi provoca una felicità estrema!
Ricordo un’occasione in cui tirava molto vento, una situazione che, per quanto riguarda il comune “istinto” suggerisce di rintanarsi al tepore delle quattro mura della propria casa … Come avrete intuito, scelsi il contrario (!). Decisi quindi di sfidare le avverse condizioni, utilizzando il mio fidato Maksutov/Cassegrain da 150 mm, con la speranza di tentare qualche bella stella doppia [sufficientemente larga dato il seeing], ma la turbolenza era così alta che non fu possibile nemmeno questo: visto che lo strumento era montato, riuscii a osservare comunque qualcosa, meglio che niente mi son detto. Devo ammettere, con il senno di poi, che la mia decisione – ostinata - di “osservare” in quelle condizioni, fu tutt’altro che un “toccasana”, ma, come potrete immaginare, fu assai grande la mia soddisfazione quando, al mattino seguente (a mente lucida e riposata) realizzai quanto era REALMENTE accaduto: avevo sfidato una situazione altamente sfavorevole, sia per quanto riguardava l’osservazione celeste, sia per l’incolumità della mia salute ma … lo avevo fatto per una giusta causa: la passione per le cose celesti! Questa è la vera forza di noi astrofili.


Desidero concludere con un mirabile pensiero del compianto astrofilo Ugo Ercolani, grande astrofilo e persona sincera e amabile:

 


“...In ogni caso non rinunciare mai ad una serata osservativa fuori città, magari in compagnia di amici appassionati per le cause seguenti:
Possibile formazione di brina - Qualche nuvola all'orizzonte - Paura di rovinare lo strumento (è più robusto di quanto sembri) - Sembra una sfacchinata - E' meglio rimandare a domani - C'è troppo vento - Fa freddo - Domani bisogna alzarsi presto”.


Tutti ottimi motivi, compresi e condivisi da chiunque, eccezion fatta per chi osserva il cielo con sacrificio e entusiasmo. Noi astrofili sappiamo che una serata a cui abbiamo rinunciato non ritornerà.
Mille altre serate osservative son li ad aspettarci ma questa l'abbiamo persa per sempre.
 

 

Alla scoperta di un mondo nuovo …  (di Salvatore Albano)
 

Chi tra di noi è un attivo osservatore celeste, avrà capito che la nostra [estremamente] appagante attività “sotto le stelle”, ha numerosi risvolti: indagine, sfida, scoperte personali, record abbattuti ecc … Tra le varie “ricadute” di una serata osservativa, c’è anche la condivisione. Ovviamente, chi (come il sottoscritto) effettua un intenso programma d’osservazione, trarrà la conclusione che, una serata dedicata all'osservazione, non può esser contemporaneamente dedicata alla condivisione. Questo assunto potrebbe non essere del tutto vero (a patto di non essere in tanti e non voler fare divulgazione, in questo caso il discorso è differente). L’ultima uscita in alta montagna è stata molto prolifica, sia sotto il profilo dell’osservazione (molte le galassie deboli – alcune debolissime – osservate), sia sotto il profilo della condivisione e “spirito di sacrificio”, come vedremo in seguito.

Ci siamo ritrovati in sei (tra cui una coppia di coniugi molto simpatici), un amante dell’osservazione binoculare (l’amico Piero Pignatta), Luciano Spanu e un nostro amico, pervenuto per la prima volta in alta montagna, a caccia di stelle; un principiante nel senso vero del termine!

La serata ha da subito preso risvolti simpatici: la coppia di coniugi di cui sopra; Daniele e Lina (quest’ultima ha dimostrato un notevole spirito, avendo una tosse tutt’altro che trascurabile, tanto da imbacuccarsi dalla testa ai piedi!), impegnata a fotografare, si è messa in un angolo per non disturbare noi altri visualisti (dimostrando un notevole senso di civiltà), e per ricambiare, abbiamo loro fatto apprezzare all’oculare dei nostri telescopi, un certo numero di oggetti del cielo profondo.
Uno degli aspetti più belli della serata, è stato l’apprendimento [davvero veloce] di Nino, l’amico all’inizio della sua “carriera” di osservatore: al principio non vedeva praticamente nulla – oltre gli oggetti più spettacolari naturalmente – ma, già verso metà serata, è stato in grado di cogliere la debole (ma apprezzabile) forma diafana, al binocolo (un apo da 100 mm di diametro) dell’amico Piero, dell’Elmo di Thor !  E non solo, alla fine della sessione osservativa, è riuscito a cogliere tutte e quattro le componenti del “Box” un gruppetto di galassie non proprio facilissime per chi inizia, anche se avvantaggiato dal mezzo metro.
Notevole anche la visione della nebulosa “Rosetta” al binocolo, e della coppia di galassie interagenti Arp 299 al 508 mm.

Un grazie particolare, a Daniele, che ci ha messo gentilmente a disposizione due ottimi oculari (14 mm Pentax – 9 mm Nagler), in quali hanno reso davvero tanto al 508 mm, e i nostri occhi hanno apprezzato tanta qualità, in special modo nell’osservazione della coppia di galassie (Arp 299): “Oculare Pentax 14 mm, 68° di campo apparente (142X): oltre a un campo maggiore, nonostante il minore ingrandimento [rispetto ai 154X usati normalmente NdA] stacco meglio le due galassie, con una regione nucleare stellare (nella seconda) anche in visione diretta. Con un Nagler da 9 mm (222X) si assiste davvero a una bella visione: da l’impressione di averle sdoppiate, e anche abbastanza nettamente [in realtà si tratta di bande oscure frammiste alle due galassie, specie nei punti di contatto]”.
D’altro canto, il 508 mm si è “sdebitato” adeguatamente, dimostrando a coloro che osservavano per la prima volta con un’apertura “importante”, il netto guadagno, sia in termini di risoluzione (splendido Saturno a fine serata), sia di raccolta luce, con tutto quello che ne consegue.
Insomma, una dimostrazione che basta un comune interesse, animato da passione, buon senso e disponibilità alla condivisione, per creare una serata da ricordare (e da condividere con chi legge queste righe). Un grazie di cuore agli amici di cui sopra, con la speranza di ripetere presto la bella esperienza.
 

NOTA: Le immagini provengono dal sito The STScI Digitized Sky Survey

 

 

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